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Una meravigliosa canzone d’amore

Strange how a phone call can change you day
Take you away
Away

From the feeling of being alone
Bless the telephone

“Bless the telephone” – Labi Siffre

Ci sono canzoni che, dal primissimo ascolto, toccano delle corde dell’anima di cui neanche si immagina l’esistenza.
Questa particolare canzone l’ho ascoltata durante un periodo di lavoro all’estero, in un momento di fragilità in cui la mancanza e la lontananza dalla mia compagna mi stavano causando un’incredibile sofferenza. La semplicità, ma al tempo stesso la profondità, del testo e dell’arrangiamento di questa canzone hanno rimosso qualunque freno inibitorio alle mie emozioni.
La canzone in questione si chiama “Bless the telephone” ed è scritta e cantata da Labi Siffre. Se non lo avete mai sentito nominare è perché non è mai stato un personaggio incendiario: non è mai stato uno di quegli artisti eccentrici che fanno scalpore, pur essendo un personaggio rivoluzionario: dichiaratamente gay praticamente da sempre, è un musicista, poeta e scrittore attivo dalla metà anni Sessanta. Si è ritirato nel Duemila a vita privata per curare uno dei mariti, paralizzato a letto. Dico “uno dei” perché ha vissuto in un rapporto poliamoroso composto da altri due uomini, con uno dei quali è stato per 48 anni. Con loro ha trascorso la vita.
La cosa incredibilmente affascinante di questo personaggio è che in un’epoca in cui se eri (sei) nero venivi (vieni) discriminato per il colore della pelle, se eri (sei) omosessuale venivi (vieni) discriminato per il tuo orientamento sessuale e se non eri (non sei) monogamo venivi (vieni) discriminato per la tua vita sentimentale, l’aura di “normalità” che mi sembra lo circondi lo rende uno di quei personaggi che vivono in un tempo tutto loro, impossibile da decifrare per il resto del genere umano; inoltre, rappresenta un perfetto esempio di come l’amore non abbia forma, colore o imposizione.

L’amore, per Siffre, è qualcosa di incredibilmente serio, oltre che essere la vocazione di una vita. In un’intervista al The Guardian, Siffre spiega come, già da bambino, il suo desiderio fosse di “trovare qualcuno e farmi amare per il resto delle nostre vite” e che poco dopo ha compreso di voler fare il musicista. A diciannove anni trova il suo primo amore, col quale resterà per quarantotto anni; negli anni Novanta la coppia si “allarga” con l’ingresso del terzo marito “Ruud” e i tre resteranno insieme fino alla morte dei due mariti di Siffre.

I’ve always taken love very seriously. Not just what it is, but how disastrous it would be to be without it.”

Labi Siffre – ” ‘I had the perfect life – then both my husbands died’: singer Labi Siffre on love, loss – and happiness”, The Guardian

Il ritiro dalla scena musicale viene raccontato da Siffre durante l’intervista come un evento talmente naturale da sentirsi stupito di come le persone si meravigliassero. Ma l’amore, per lui, è una cosa seria, tanto da sentirsi seccato dalle aspettative delle persone, secondo le quali avrebbe dovuto proseguire con la sua “‘brillante’ carriera“.

Attraverso la sua musica si evince facilmente la centralità che ha l’amore, inteso come impegno costante e universale. Infatti, dice al The Guardian, con la sua musica lui sperava di essere utile. Questo passaggio è per me particolarmente di ispirazione: l’amore non solo come sentimento, ma anche come azione, come agente di cambiamento.

So all I actually wanted was for my work to be useful. And For the Children made me realise that, well, the reason why you’re on the outside is because you’re actually trying to be useful.”

Labi Siffre – ” ‘I had the perfect life – then both my husbands died’: singer Labi Siffre on love, loss – and happiness”, The Guardian


L’amore per lui è dunque una spinta verso un impegno costante nei confronti non solo dei propri partner, ma di chiunque lo circondi. Ai miei occhi questa visione restituisce all’amore una profondità della quale viene spesso privato attraverso la banalizzazione nei media mainstream. Nei film, nelle serie TV o nei romanzi l’amore è un sentimento irrazionale – che fa compiere gesti inconsulti e inspiegabili – e che mal si rapporta con la vita di tutti i giorni: se una storia d’amore non è burrascosa non è interessante.
In tutte queste storie non c’è comprensione, non c’è razionalità, non c’è impegno; non c’è nient’altro che una serie di cause e conseguenze dettate molto spesso dall’egoismo dei personaggi che non perdonano, non provano comprensione ma che, in virtù del dolore causato dal partner, si comportano in un modo irrazionale che alimenta una spirale discendente di dolore e frustrazione, fino alla banalizzazione totale dell’amore che “supera ogni cosa”, come se quest’ultimo fosse una entità a sé stante. Questa rappresentazione ha contribuito a scolpire il modello tipico di relazione causa-effetto nelle relazioni amorose, costituite da quella che si potrebbe definire quasi “un’economia della relazione” in cui si fanno bilanci, si calcola quanto si dà e quanto si riceve per ogni azione.

Per Siffre l’amore è invece un impegno costante, continuo, diffuso e universale; un sentimento disinteressato, staccato dall’idea di dover fare qualcosa in cambio di qualcos’altro; un sentimento anarchico, che abbatte le convenzioni e le regole e cambia le carte in tavola col solo fine di essere utile.

Mi ritrovo molto in questa visione dell’amore tridimensionale e mai banale, fatto di impegno nei confronti del mondo circostante, in cui la spinta verso la comprensione dell’altro e la dedizione al benessere comune sono più forti del bieco egoismo che spinge a comportarsi di conseguenza, come se le relazioni fossero partite a scacchi in cui valutare attentamente in anticipo quali mosse fare oppure no.

L’amore è esposizione, cura, rispetto, lotta, impegno, senso di responsabilità. È tutto.


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