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L’impero di internet e il fediverso

Da quando frequento il fediverso sono sempre più attento alla questione privacy su internet. È da tempo ormai che rifiuto i cookies dei siti e delle app che utilizzo regolarmente, ma quello che più mi sconvolge è vedere quanto sia difficile rifiutare tutte le opzioni, comprese quelle di “interesse legittimo”.

Secondo quelle tre righe in croce che ho letto si parla di interesse legittimo quando il fornitore di servizi non chiede direttamente il consenso, ma utilizza i dati degli utenti per i propri interessi legittimi. La rabbia che mi monta pensando all’uso truffaldino che si fa ogni giorno delle parole: come si può dichiarare legittimo l’utilizzo di dati altrui, a scopo di lucro, senza il consenso dei diretti interessati?

Oltre al semplice utilizzo delle parole sono sempre più preoccupato che la diffusione incontrollata dei miei dati possa andare a soddisfare degli interessi illegittimi. In tal caso, chi mi proteggerà? Chi se ne occuperà? Chi mi rimborserà? So che sembrano domande stupide di un ignorante, ma credo che non ci rendiamo conto come comunità dell’importanza dei nostri dati. Certo, si fanno di continui passi in avanti, ma internet al giorno d’oggi è ancora nel suo medioevo. È governato da un’oligarchia di potenti che fanno con i loro sudditi (intesi come ammassi di dati, dei nostri corpi biologici non se ne fanno niente) ciò che vogliono. E si, lo so che i dati vengono forniti da noi attraverso il consenso, ma il modo in cui questo consenso viene fornito assomiglia sempre più ad un’estorsione, al punto che ormai i siti dei quotidiani offrono la scelta di fornire il consenso oppure di abbonarsi pur di leggere le notizie. Non so se è chiaro quanto sia grave che gli organi di informazione ricattino i propri lettori in questo modo.

I quotidiani, così come i siti e le app che estorcono il consenso – non solo per il proprio utilizzo ma anche per la diffusione a terzi -, sono alla base della catena alimentare, chi è al vertice sono altri. Per questo motivo trovo sempre più interessante l’idea della degooglizzazione in favore di servizi confederati e liberi, in modo da evitare che tutto ciò che è mio – le mie idee, i miei pensieri, le mie parole, i miei dati – non venga utilizzato per addestrare AI contro la mia volontà (cosa che sta succedendo proprio qui e ora su WordPress), per arricchire un data broker o per far sì che Meta possa pubblicizzarmi cose ancor prima che io le desideri, lasciandomi il dubbio che ciò che voglio sia veramente frutto del mio gusto e non dell’algoritmo.

La chiudo qui perché ne so ancora troppo poco e questo pezzo è già troppo confuso, ma tornerò a parlarne, in questa e in altre sedi. 


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