Mariano

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Sempre più cose belle

Ho capito di me stesso diverse cose negli anni. Alcune di queste sono invecchiate, altre sono rimaste attuali perché se è vero che siamo esseri in continua evoluzione, è altrettanto vero che ci sono cose di noi che cambiano più difficilmente di altre. Come ho già raccontato qui, non è la prima volta che mi trovo ad osservare un aumento della mia produttività, in tutti gli aspetti della mia vita, quante più attività svolgo. Forse è una cosa naturale, forse è così per chiunque. Non lo so; quello che so è che ieri, dopo un lungo periodo di astinenza, sono riuscito a tornare a fare diretta streaming su Twitch, una cosa che ho scoperto piacermi molto. Come per questo blog, per adesso devo pregare il dio degli algoritmi che mi promuova. Aldilà delle stupidaggini, chiaramente non sono molto seguito, avendo trascorso la maggior parte della mia vita non sviluppando la mia identità digitale. Nel mondo dei social, degli algoritmi, delle shitstorm e dei trend io sono ancora in fasce e perciò ho dalla mia i pro e i contro dell’anonimato: posso scrivere, dire e fare ciò che mi va senza pagare troppe conseguenze, perché non c’è nessuno a fare da “organo di controllo”; nel frattempo non posso avere un impatto significativo con le mie idee o i miei racconti perché non ho un pubblico.
Tutto questo per dire cosa?
Tutto questo per dire che sono in una fase sperimentale della mia vita in cui sto provando l’ebrezza data dalle endorfine rilasciate da un like oppure da un commento di uno spettatore di una live su Twitch; del brivido che si prova a lanciare un contenuto nell’etere immaginando chissà quali feedback.

Nel frattempo sto lavorando ad un video e ad un racconto sull’Islanda, il primo da caricare su Youtube, il secondo per questo stesso blog.

Sembrerà un caso, eppure in questo stesso periodo ho ritrovato la voglia di fare attività fisica e addirittura ho accettato di partecipare al torneo di calcio a sette aziendale. Forse è una stupidaggine, ma ancora una volta più impegni prendo con me stesso e più mi muovo, pur continuando a sentirmi come se stessi continuamente procrastinando. Cosa? Non lo so nemmeno io, ma sarà che più voglio fare cose, più sento di non farle e di non farne abbastanza, ma nel frattempo la mia vita accelera sempre più. Ed è un bene, io voglio che acceleri, perché se c’è una cosa che ho imparato a temere più di ogni altra cosa è la noia, che atrofizza la mente, il corpo e lo spirito. Sembra che io non sia fatto per mantenere una rotta stabile con una velocità costante, ma piuttosto per muovermi in modo caotico. D’altronde quando si è alla costante ricerca di evoluzione non credo si possa procedere diversamente.

Che il caos sia la mia casa, la mia rotta, la mia destinazione.


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